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CATTOLICA
APOSTOLICA ROMANA, CHIESA
Comunità dei credenti che professano la
stessa fede in Gesù Cristo e riconoscono il primato di giurisdizione
e di magistero del papa, considerato il vicario
di Cristo in terra. Questa definizione della Chiesa cattolica in quanto
società visibile avente una propria organizzazione non include
la sua realtà invisibile di comunione dei santi e corpo mistico
di Cristo riconosciuta dalla teologia. Il termine "cattolico" (greco katholikòs,
universale), riferito per la prima volta da Ignazio di Antiochia (I-II
secolo d.C.) alla chiesa nel suo complesso, venne impiegato nel corso
dei secoli per indicare la "retta fede" in contrapposizione ai gruppi
ereticali o scismatici; dalla Riforma protestante in poi, con la nascita
delle chiese protestanti, il termine venne usato per indicare le chiese
che si collegano a quella di Roma. La sua origine risale alla comunità
dei discepoli di Gesù che, in seguito agli eventi pasquali, si
riunì a Gerusalemme strutturandosi attorno agli apostoli. Inizialmente
legata al mondo giudaico, essa si radicò poi nel mondo greco-romano.
IL PRIMATO DI ROMA. Roma, dove Pietro, considerato il capo degli
apostoli, morì nel 64, divenne rapidamente il centro della giovane
chiesa che andava sviluppando la sua vocazione universale, cattolica.
Di pari passo alla sua diffusione, si definì una gerarchia ecclesiastica
al cui vertice era il vescovo di Roma, erede di Pietro, ossia il papa,
mentre lo sviluppo dottrinale fu garantito dall'insegnamento dei padri
e dai concili. Il rifiuto dei cristiani di sottomettersi al culto ufficiale
dello stato scatenò inoltre sulla chiesa le persecuzioni
del potere imperiale e solo con l'editto di Milano di Costantino e
Licinio (313) fu sancito il diritto di esistenza del cristianesimo, che
divenne poi progressivamente religione ufficiale dell'impero. Quando quest'ultimo
nel V secolo fu disgregato dai barbari, la chiesa, dopo varie difficoltà,
si alleò a essi. Carlo Magno, incoronato imperatore dal papa (800),
ricostituì l'impero d'occidente (Sacro
romano impero) e pose le basi dello Stato della chiesa. In seguito
l'influenza della Roma cristiana fu limitata per lo scisma della chiesa
greca (1054). Nell'XI e XII secolo il grave problema dei rapporti tra
impero e papato produsse la lotta per le investiture
e poi i contrasti tra i vari pontefici e gli imperatori Federico I e II,
tra Bonifacio VIII e Filippo il Bello, re di Francia. Il trasferimento
della sede apostolica ad Avignone (1309-1377) e lo scisma d'occidente
(1378-1417), con la coesistenza di papi e antipapi, fece declinare l'autorità
pontificia. Si svilupparono quindi tendenze episcopali e conciliariste
sostenute dagli stati che miravano alla nazionalizzazione della chiesa
attraverso l'ingerenza religiosa dei monarchi e l'indipendenza dell'episcopato
dal papa. Tali principi si rafforzarono nel XVI secolo con la Riforma
e la creazione di chiese protestanti nazionali con a capo i sovrani temporali
secondo il criterio cuius regio eius religio, per cui i sudditi
dovevano seguire la fede dei rispettivi principi (pace di Augusta, 1555).
La Chiesa cattolica rispose alle più generali sfide poste dalla
Riforma con la Controriforma, che fu istituzionalizzata dal concilio di
Trento (1545-1563) e trovò un suo efficace strumento nell'azione
pastorale dei vescovi e nell'attività della Compagnia di Gesù.
Seguì la creazione di collegi e di seminari, la riforma di numerosi
ordini religiosi, lo sviluppo di una spiritualità, oltre che cristocentrica,
orientata verso il culto mariano e la devozione ai santi. Per altro verso
la Chiesa cattolica fu percorsa da correnti quali il giansenismo, il febronianesimo,
il gallicanesimo, che si congiunsero al razionalismo (XVII secolo) e al
giurisdizionalismo (XVII e XVIII secolo) per attaccare la monarchia pontificia
con la conseguente tendenza a subordinare la vita istituzionale della
chiesa allo stato. Con le idee politiche scaturite dalla Rivoluzione francese
e la realtà sociale generata dallo sviluppo industriale, la chiesa
dovette affrontare le rapide trasformazioni del mondo. Ne risultò
un rafforzamento dell'autorità pontificia, favorita dalla caduta
dell'ancien régime e dal declino delle teorie episcopaliste.
RINNOVATA FORZA SPIRITUALE. Con l'affermazione dell'' ultramontanismo,
che intendeva la cattolicità come dipendenza da Roma, la chiesa
manifestò una rinnovata forza spirituale che fu vista come una
valida difesa dell'ordine costituito. Da qui, nell'Ottocento, i numerosi
concordati favorevoli alla chiesa. D'altra parte, segnatamente sotto il
governo di Pio IX (1846-1878) sembrò delinearsi l'incompatibilità
tra cattolicesimo e mondo moderno, la quale fu sancita dal Sillabo
(1864), condanna del liberalismo, del laicismo, del cattolicesimo liberale
e riaffermazione della supremazia della chiesa sullo stato. Altro momento
di scontro fu rappresentato dal concilio Vaticano I (1869-1870) con la
definizione del dogma del primato e dell'infallibilità del papa
quando parla ex cathedra, sentito dai liberali e poi dai socialisti
come una vera e propria sfida. Con la colonizzazione del mondo da parte
delle potenze occidentali si ebbe inoltre lo sviluppo delle missioni cattoliche,
mentre l'influenza di Roma si faceva sentire in paesi tradizionalmente
ostili come la Gran Bretagna e i Paesi bassi. Tra Ottocento e Novecento
la chiesa fu altresì impegnata nel tentativo di colmare la frattura
apertasi con la classe operaia, ma il cattolicesimo sociale, timido nel
suo esordio nonostante gli sforzi di Leone XIII (1878-1903), non si affermò
se non all'indomani della prima guerra mondiale. Una rinnovata spinta
al dialogo con il mondo contemporaneo venne dal concilio ecumenico Vaticano
II (1962-1965). Negli anni Ottanta del Novecento la Chiesa cattolica contava
circa 884 milioni di fedeli, pari al 57% di tutti i cristiani. Essi erano
presenti in duecentodiciotto stati; la maggioranza viveva in America latina
(41%), mentre in Europa costituivano il 28%. Il paese con la più
forte presenza di cattolici era il Brasile, con 110 milioni di fedeli,
corrispondenti a circa il 12% del totale. Seguivano gli Stati uniti con
più di 67 milioni e il Messico con 66 milioni. La gran parte dei
fedeli seguiva il rito romano della Chiesa cattolica romana (o latina)
che, a partire dal concilio Vaticano II, adottò nella liturgia
al posto del latino le moderne lingue nazionali. Le chiese cattolico-orientali
o chiese orientali unite, che contavano circa nove milioni di fedeli,
conservarono invece i diversi riti orientali e la lingua liturgica del
proprio paese, ma formarono un'unica comunità ecclesiale con la
Chiesa cattolica romana e riconobbero il primato di giurisdizione e di
magistero del pontefice romano.
A. Gnavi

A. Fliche-V. Marten, Storia della Chiesa dalle origini ai giorni nostri,
Einaudi, Torino 1958; Danielou-H. Marrou, Nuova storia della Chiesa,
Einaudi, Torino 1970-1979; Storia della Chiesa, a c. di H. Jedin,
Jaca Book, Milano 1976-1980. |
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